Di solidarietà e di Femmine
Complice il tempo dilatato che ti dà modo di soffermarti più a lungo sulle cose, complice una vicenda che sicuramente conoscete che ha avuto come protagonista una delle più brave giornaliste italiane all’estero, stavo riflettendo in questi giorni sulla solidarietà femminile.
Sarò sincera e mi attirerò di sicuro la vostra antipatia, non sono convinta esista davvero.
Certo, noi donne abbiamo attorno a noi altrettante donne che ci amano per legame.
Amiche, parenti, compagne che nella maggior parte dei casi ci supportano e ci sostengono in quello che facciamo, che ci sono nel caso di bisogno, che hanno una buona parola al momento giusto.
Ma non credo sia sufficiente per stabilire con sicurezza l’esistenza della solidarietà femminile assoluta e disinteressata se non (forse) in casi isolati.
Per solidarietà intendo quel sentimento di sostegno, accoglienza, aiuto, comprensione, che si attiva soltanto per il fatto di essere dello stesso sesso e quindi, a grandi linee, di essere in grado di comprendere cosa la persona in difficoltà stia sentendo in quel momento, i suoi sentimenti, in un misto di empatia e condivisione.
La solidarietà in quanto Femmina.
Non credo sia così automatica, ecco.
Qualche mese fa, durante una delle presentazioni di Nina, mi è stato chiesto: “Solidarietà femminile sì o no?”.
Ricordo di aver risposto di getto: “Ni”.
Certo, le persone che mi volevano e vogliono bene mi supportavano, ho avuto fortunatamente vicino amiche empatiche, ma da diverse donne conoscenti e già con figli mi sono sentita rispondere “Non so cosa dirti” oppure “Devi dare delle priorità alla tua vita” (il perché di questo consiglio quando non rimanevo incinta ancora non l’ho capito) oppure “Beh ci sono tanti che non hanno figli…” detto con una sufficienza disarmante quando un abbraccio sarebbe bastato a farmi stare meglio, quando forse loro erano le persone più indicate a capire quanto poteva far male non riuscire ad avere un figlio.
La solidarietà femminile invece l’ho sentita nettamente da donne che stavano vivendo esattamente la mia stessa esperienza, una solidarietà proveniente da perfette sconosciute e fatta di sguardi, una comprensione immediata, un filo invisibile che ci legava lungo il percorso in comune.
Quella sorellanza che menziono fra le pagine di Nina.
Non sono così convinta che esista una solidarietà femminile assoluta soltanto per il semplice fatto di essere femmine.
Quel “Se l’è cercata” detto da una donna nei confronti di un’altra nei casi di violenza ne è l’emblema.
Ed è terribile.
Lo so, questo è un tema complesso dalle mille sfumature.
Potremmo iniziare a discutere di femminismo, di emancipazione femminile e di donne Alfa ma non è questo il punto.
Credo esista effettivamente una solidarietà ma è dettata da esperienze di vita simili, dettata da dolori simili che possono accumunare delle donne per il vissuto piuttosto che dall’essere dello stesso sesso.
E credo che nel 2020 sia doveroso rifletterci, prima che la frenesia di un mondo che per cinquanta giorni ha fortunatamente rallentato, ci riallontani ancora di più dai nostri simili.
Foto: Elisa e Sara Photography (grata per il vostro contributo speciale)