Di letture rivelatrici e illuminanti
Ieri credo di aver letto qualcosa di illuminante.
Qualcosa di consolatorio per l’anima e rivelatore per il cuore.
L’ho letto qui e ringrazio profondamente Chi l’ha scritto.
Una Professionista delle parole, una giornalista dalla Conoscenza immensa, una scrittrice che ammiro e stimo da tempo.
La frase chiave, quello che mi ha fatto sentire quel “click” dentro è proprio questa: “…è una riluttanza a porsi nello stesso stato d’animo di prima.”
E poi “Ho scoperto un altro senso del tempo, che non significa tempo di non azione e di non pensiero, mi interrogo su quello.”
Anch’io non sono sicura di voler tornare a vivere la vita frenetica e alienante di prima, prima della pandemia intendo, quella vita che toglieva i colori alle cose perché non ti dava il tempo di scoprirli, ove tutto correva velocissimo e in affanno e ti ritrovavi il venerdì sera a non aver capito nulla dal vissuto della settimana, dove gli unici pensieri stimolanti erano legati alla spesa al supermercato e alla preparazione degli abiti da indossare ogni giorno in ufficio.
E così si andava avanti, rapidi e con la sensazione che la vita scorresse davanti agli occhi agile e veloce come un furetto, senza poter assaporare cose che realmente ci piacevano, cose che erano linfa vitale per l’anima.
Quell’anima che reclamava attenzione e errava alla ricerca di ristoro.
E noi non avevamo mai tempo per lei.
Le sere sempre cariche di stanchezza anche solo per leggere dieci pagine di un libro prima del sonno, la mente troppo presa dal lavoro, il fisico ormai non più freschissimo che chiede di venir ascoltato (sì, anche il corpo ci parla) e di mollare gli ormeggi.
Quante cose ci stavamo perdendo e quanto ciechi eravamo.
Ciechi nostro malgrado, costretti ad una frenesia continua dalla frenesia stessa.
Quanti no non detti per paura di cambiare, per paura di conflitti, per paura di perdere qualcosa.
Quanti sì non detti per paura di cambiare, per paura di ascoltarsi meglio, per paura di affrontare l’ignoto.
Da quasi tre mesi, un percorso che ognuno di noi ha coperto come meglio poteva ma rigorosamente in solitudine, quella solitudine che a me non ha fatto troppo male (forse in fondo in fondo un po’ asociale lo sono sempre stata) ma che mi ha permesso di respirare a fondo e guardarmi intorno.
Silenzi, ascolti, poche parole, introspezioni, profumi, e quel guardarsi allo specchio senza filtri, accogliendo a mani aperte la nostra essenza più pura.
Questo è stato.
Grazie Loredana.
Foto: mia (la scattai durante una bellissima vacanza in Toscana nel 2011)