Di estati e di noccioli di albicocca
12 Agosto, 2022
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State ascoltando Radio Capodistria…
Un attimo, un secondo, bum!
La mente inizia a vagare nei ricordi.
Mannaggia, ancora…
E’ estate, la scuola materna è finita.
Mamma e papà lavorano, papà sarà in ferie soltanto ad agosto e poi mi porterà al mare con la centoventotto verde acqua con i sedili bordeaux.
Prima di andare al lavoro mamma mi porta da Ester.
Ester, insieme a suo marito Riccardo, sono i miei baby sitter per questa estate.
Ester e Riccardo sono buoni, sono le persone più buone che io, dall’alto dei miei quasi cinque anni, abbia mai conosciuto.
Abitano in una stradina cieca, la mamma mi ci porta ogni mattina presto, in bicicletta, prima di andare al lavoro.
La loro casetta è l’ultima della fila e finisce contro un muretto bianco dove le lucertole si appostano sempre in cerca del sole.
Da Ester ci sto bene, benissimo, le stanze sono sempre in penombra, il sole di luglio entra attraverso le fessure degli scuri accostati.
La casa di Ester sa di caffè, quello in polvere appena tostato, credo ne abbia un bel barattolo in dispensa.
Dal salottino piccolo e ordinato si arriva alla cucina.
Spaziosa, luminosa, una grande finestra con una porta finestra che dà sul retro, sul cortile piccolo e pieno di piante.
Li, su una vecchia asse da bucato in legno, Riccardo tiene i suoi noccioli di albicocca. Li lascia seccare al sole, girandoli ogni tanto per farli asciugare meglio.
E io li conto.
Anche se ho solo quasi cinque anni so già leggere un po’ e contare.
Non so cosa ci farà con quei noccioli, forse vorrà far crescere da qualche parte un bosco di albicocchi ma non so bene dove.
A Riccardo facciamo spesso uno scherzo che a me fa tanto ridere.
Quando torna dal lavoro per pranzo, Ester e io mettiamo un piatto vuoto sulla tavola e lo copriamo con un altro.
Poi quando Riccardo arriva e spera di trovare il suo piatto di pasta non ci trova niente.
Quando solleva il piatto dice sempre “Orco tron! E dove xe la mia pasta?” e io rido, rido tanto.
A casa di Ester c’è sempre la radio accesa, Radio Capodistria si chiama.
Ester e io ascoltiamo le notizie, le previsioni del tempo (parlano spesso di millibar ma io non so cosa sono) e tanta musica.
Vicino a Ester e Riccardo abita Marino, un signore grande e grosso che però mi insegna a disegnare.
Oggi ho imparato a disegnare un cappello partendo dal numero otto disteso.
Ester ha una voce che mi dà tanta tranquillità e ha gli occhi azzurri e profondi.
Riccardo è sempre abbronzato e ha i capelli grigi ma non so bene che lavoro faccia.
Riccardo non c’è più, Ester l’ho rivista tanti anni fa in un’altra casa.
Ci siamo viste e lei si è commossa.
Era ormai vecchia Ester, ma gli occhietti azzurri, quelli, erano gli stessi.
A casa ho un nastro audio registrato. Ci siamo io, Ester e Riccardo.
Ogni tanto lo riascolto e mi sembra siano ancora con me.
La casetta dove abitavano c’è ancora, non ho coraggio di andare a vederla perchè mi viene da piangere ogni volta, ma quando ci passo vicino mi fermo e entro di nuovo in quelle stanze con il pensiero e i ricordi.
State ascoltando Radio Capodistria…