Di musica e di sorrisi
Amo la musica. La mia vita ne è sempre stata piena.
Radio, televisione, musicassette, cd, mp3, li ho passati tutti.
Amo diversi generi e altrettanti cantanti. Sono un’ascoltatrice piuttosto varia e non pretendo certo di essere un’esperta.
Lo faccio per puro diletto e piacere.
Alcuni miei amici mi prendono in giro perché ascolto, fra gli altri, Ligabue.
La sapete la storia delle canzoni di Ligabue che hanno solo tre accordi? le canzoni di Ligabue che sono sempre uguali… ecco, insomma mi dicono quelle cose lì ma so che in fondo mi vogliono bene (veeeeeero?).
Però i miei amici non sanno che le canzoni del Liga mi hanno fatto compagnia in un momento ben preciso della mia vita, tanto che nel capitolo introduttivo di Nina ne ho pure citata una.
Niente di tale, di sicuro la mia non sarà una citazione da esperta musicale, ci mancherebbe, ma stava benissimo con il paragone della mia vita con un viaggio in prima classe, tutto qua.
Ieri, dopo parecchio tempo, ho riascoltato una canzone in particolare e mi sono ritrovata ad assaporarla nuovamente ma con uno stato d’animo differente.
Quando è finita mi sono accorta che stavo sorridendo.
Avete presente quella che fa più o meno così: “Quando tiri in mezzo Dio, o il destino o chissà che, che nessuno se lo spiega perché sia successo a te…”
Ecco, quella.
Il giorno di dolore che uno ha (cliccate pure qui sopra così la potete ascoltare)
Mamma mia quanto l’ho ascoltata mentre cercavo Nina, e quanto ho pianto ascoltandola in macchina al mattino, andando al lavoro.
Ieri invece non ho affatto pianto.
Anzi, l’ho riscoperta come una canzone che veramente calzerebbe a pennello con mille vite diverse.
“Quando tutte le parole, sai che non ti servon più…”
E’ vero, ad un certo punto niente serviva a lenire il dolore. Le parole erano inutili, nulla consolava, nulla valeva per risollevarmi. Ci è voluto lo zampino del tempo, e tanto lavoro su me stessa.
“Quando tira un po’ di vento che ci si rialza un po’ e la vita è un po’ più forte del tuo dirle grazie no…”
Up and down, speranza e delusione, speranza e rabbia, mesi di tentativi finiti nel nulla, mentre nulla cambiava e la vita non si decideva a farmi felice.
Ma forse alla fine doveva fare il suo corso, per rendermi invece più forte di prima.
“Quando indietro non si torna, quando l’hai capito che, che la vita non è giusta come la vorresti te…”
In prigione, mi sono sentita in prigione per molto tempo.
Prigioniera di un destino ironico e beffardo, prigioniera di una deviazione ad U della vita, che ha rischiato di farmi finire fuori strada.
Ma sono un buon pilota, ho sterzato e mi sono rimessa in carreggiata.
“Quando farsi una ragione vorrà dire vivere, te l’han detto tutti quanti che per loro è facile…”
E finalmente la rivelazione, l’accettazione, il “Questa sono io”, il guardare oltre perché la vita è tante cose, è non soltanto l’essere madre.
E’ fondamentalmente essere una donna.
“Quando la ferita brucia, la tua pelle si farà. Sopra il giorno di dolore che uno ha…”
Eh sì, la cicatrice c’è, la pelle in quel punto è delicata, al sole si scotta subito e in inverno diventa blu, ma si è rimarginata grazie a tante cellule nuove.
Ed è così che credo debba essere per tutti, canzone di Liga o no.
Perchè credo che il dolore possa venir trasformato in risorsa, fino a diventare di nuovo un sorriso
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